Errabonda sulla rete, mi sono imbattuta, cercando tutt’altre scritture, in una puntata in particolare di “Con parole mie“, programma di RaiRadio1 a cura di Umberto Broccoli, tuttora in corso.
Una delle rare occasioni in cui la Rai, anche solo per pochi minuti, si ‘benigna’ di mettere a frutto il suo ricchissimo archivio, oscurato da una programmazione insignificante e mercenaria.
Risaliva al 10 maggio 2011* e proponeva, seguendo il filo tematico della ‘pubblicazione’, letture di brani di origini e funzioni diverse:
da una delle lettere di Plinio il Giovane in accompagnamento a un suo discorso non pubblicato che il destinatario avrebbe altrimenti tardato a leggere:
“Caro Arriano, poiché prevedo che la tua venuta ritarderà, ti faccio avere il testo del discorso che ti avevo promesso…”,
ad un amaro sfogo della filologa e scrittrice italiana Maria Corti bloccata non da una impasse creativa ma ..organizzativa:
“Il mio romanzo è fermo perché non ho tempo; è un brutto modo di lavorare”,
sino alla proposta di un aforisma sempreverde:
“Chi vede le cose presenti ha visto tutto…”
– una riflessione di Marco Aurelio (Ricordi, 6,37), approfondisco oggi:
“Chi vede le cose presenti ha visto tutto: quelle che sono state fin dall’origine dei tempi e quelle che saranno per tutta l’eternità, perché tutte sono di una stessa natura e di una stessa forma” -,
che potrebbe guidare il ricordo e la meditazione del lettore non disaccorto ancora indietro, sino all’impulso d’altra saggezza che evidentemente attraversava i secoli (e già da quasi mezzo millennio prima dell’imperatore filosofo) e che in latino suona:
“nihil sub sole novi – niente di nuovo sotto il sole”.
Emergendo dalle spire del Tempo, nella rubrica realizzata in collaborazione con Rai Teche, a circa venti minuti dall’inizio (20′ 13”), era invece proposta, presentata con qualche imperfezione da cui non era peraltro esente essa stessa, una cosiddetta “testimonianza del 1986”*, il frammento di un’intervista a Marta Abba, definita “attrice storica di Pirandello”.
“D. – E’ vero che il Maestro ha scritto Trovarsi per lei, e modellando il personaggio della protagonista sulla sua personalità?
M. A. – Noi ci dimentichiamo -troppo- che Pirandello è stato un direttore di compagnia, oltre a essere il grande Autore che è, e allora Pirandello fu come Shakespeare in Inghilterra:
Lui viaggiò con la compagnia, studiò i Suoi attori – senza volerlo. E può darsi che abbia studiato anche me, e che qui ci sia qualche cosa di me*.
D. – Ci potrebbe spiegare il significato profondo della frase di Pirandello, che dedicando a lei le sue opere scriveva:
.
“A Marta Abba per non morire”?
M. A. – Io ne fui per un po’ di tempo quasi atterrita, di dover dare in pasto al pubblico questa dedica: e ..dico, chissà come la prenderanno..? E poi dopo mi sono fatta più.. più adulta e ho detto «basta, la prendano come vogliano, ma è così: “A Marta Abba per non morire”»: perché la Sua opera non muoia..
Lui voleva che io recitassi le sue opere„
Come sempre, come già un’altra volta ascoltando e stavolta anche vedendo una sua intervista*, mi ha commosso sentir parlare di Pirandello e vieppiù da chi gli è stato vicino e tanto ha condiviso con lui.
E con quella voce di cui anche nelle tonalità più scure e rugginose si avvertono (persino oggi. E un tempo?) il calore e la dolcezza, e questi i critici alternativamente notavano insieme con i toni metallici e scattosi, l’impostazione troppo marcata, la freddezza, il distacco e l’implosione del tragico…**
Quella voce di chi “recita anche fuori della scena”, come sogghignava il
conduttore (peraltro un refrain abusato di cui s’è voluto spesso, non del tutto inconsapevole lei, rivestire e mascherare Marta Abba da Norma Desmond), piuttosto che come in altri infastidirmi o destarmi sin troppo facili ironie, a me infondeva sempre più invece il desiderio -il rimpianto- di sentirla quando recitava Pirandello..
Perché Pirandello il suo modo di recitare e di essere attrice, e di essere?, aveva amato, studiato e guidato in una continua osmosi reciproca**: di lei che ora persino frasi semplicissime (pur vive di una profonda consapevolezza) anche da anziana – lo sentiamo – era capace di variare nei toni e nell’intensità e nel significato, e non di meno con un certo filo di ‘estraneità’ tuttavia: giocando con la verità? col ricordo? col suo particolarissimo – e incompreso e raramente apprezzato – modo d’essere attrice?**
E l’aveva tenuta -sebbene spesso lei fosse lontana- accanto a sé (e più avrebbe voluto) non solo come “musa” – altra sin troppo sbrigativa definizione – ma quale eccezionale sonda della propria ispirazione e dell’Enigma profondo, complesso, stratificato e sommerso, della propria umanità -anzi dell’Umanità, dell’essere umani-, nella scintilla più alta e nella compromissione più cogente e amara della resa dei conti con se stesso, nella disperazione assoluta e nella vividezza sognante, che impietrite dal e nel silenzio, e nell’abbandono e nel rifiuto e dall’impenetrabilità, si fanno Parola e Arte.

Pirandello alle prove della rappresentazione de La figlia di Jorio dirige Marta Abba. Teatro Argentina, ottobre 1934
E mi dava ancora forte il senso che Marta Abba interpretasse Pirandello quando lo recitava e anche non recitandolo (non recitando un suo testo ma rievocando, spiegando, qualcosa di lui). Che lei che peraltro, rinunziando a ancora maggiori e più facili guadagni e a viversene tranquilla e non “odiata”, dell’opera che Qualcuno le aveva affidato s’era fatta Vestale, una volta ancora se ne facesse tedofora, e quel fuoco lo portasse in sé e con sé attraverso lo spazio e il tempo, e oltre il diaframma della morte…
..Eppure, sempre arrestandosi, nel ritegno comune a entrambi – quello che poi solo in parte e combattuta sviò, con la trasmissione in dono delle lettere (non tutte peraltro date alla pubblicazione) all’Università di Princeton -, sempre un passo al di qua del Mistero.

Marta Abba e Palazzeschi tra il pubblico alla commemorazione di Pirandello. Roma Teatro Valle a Roma 27.06.1961
Non solo la Sua opera non muore, affidata alla severa, devota Vestale che in vita preferì (o dovette) venerarlo ad amarlo, ma è il ricordo di lei (di lei e soprattutto da parte di lei e da lei tramandato) a non morire, attraversando i secoli: e anche in questo, appunto, capii cosa forse il Maestro avesse inteso – e cosa lei: che forse dovette prima respingere per poi comprendere – quando, non solo sul piano professionale e artistico, Egli scrisse quella famosa ..polisemica.. dedica:
“A Marta Abba per non morire„
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“Bibliografia” – e note –
* Il link della puntata di Con parole mie del 10 maggio 2011.
L’intervista parte dal minuto 20′ 13”.
* Non sono riuscita a trovare tracce (almeno sul web) dell’intervista “del 1986”.
Ne esiste un’altra (è la stessa? Sono addirittura altre due?), indicata come Marta Abba a Lugano, di Grytzko Mascioni, realizzazione di Paolo Lehner; produzione della Rtsi:
- del 1980, come indicato qui nella scheda della tls.theaterwissenschaft di Mascioni – regista “nel 1980” per la RSI di un Trovarsi interpretato da Marta Abba e accorpato, in un “documento storico” eccezionale e unico, con una “lunga intervista televisiva” all’attrice – e in effetti su Trovarsi è la domanda che qui ascoltiamo per prima – ;
- o del 1983, sempre per la TV svizzera, come indicato nell’articolo di Repubblica dell’8 Gennaio 1986: C’è anche ‘la divina’ Garbo tra molti grandissimi attori .

Marta Abba posa in due pezzi a Castiglioncello accanto a Silvio D’Amico – Immagine reperita su web, i diritti appartengono ai rispettivi proprietari
Questa intervista è evidentemente di difficile reperimento, tanto che Gigi Livio (nel saggio infra** citato, n. 32) ringrazia d’avergliene procurata la registrazione radiofonica Sandro D’Amico (uno dei figli dell’influente Silvio e, come l’omonimo cugino Luigi Filippo, marito d’una figlia di Lietta – nel caso di Sandro la Maria Luisa Aguirre D’Amico già citata in queste pagine per il suo Vivere con Pirandello)…?
Del 1986 è generalmente riportata invece un’intervista a Paolo Stoppa.
Su RSI sono stati trasmessi anche, tra l’altro, Suo marito, di Luigi Pirandello, adattamento e regia di Fabio Battistini con Stefano Santospago, Nicoletta Bertorelli, K. Fusco, A. Zanoletti – prod. RSI 2006 –
e, con adattamento e regia dello stesso Battistini, Caro Maestro… Marta mia, delicato testo radiofonico tratto dal carteggio di Luigi Pirandello con Marta Abba, con Marina Bonfigli (Marta Abba), Giulio Bosetti (Pirandello) e Massimo Loreto.

Pirandello, Uno nessuno e centomila, Firenze 1926, nell’occhietto dedica a Marta Abba: A Marta una e unica, Pola 09.12.1926
Battistini aveva improntato la propria attività forse anche prima del passaggio alla Radiotelevisione svizzera a scelte preziose, a realizzazioni molto curate, pur talora di opere meno note, tratte anche dal repertorio pirandelliano. Forse per tale sua impostazione e per riguardo alla loro amicizia, Marta Abba gli aveva lasciato in eredità scritti e fotografie del Maestro.
* Di Marta Abba in audio e/o video ho reperito solo un’altra testimonianza – e vi pregherei di segnalarmene altre – : un’intervista rilasciata nel 1978 (?) a latere di un altro dramma di Pirandello: Non si sa come – sull’occasione non ho potuto trovar altro su web.
Il video è reperibile qui e qui.
** Sul tema, la recitazione di Marta Abba come paradigma della interpretazione dell’Attore in Pirandello – e non solo -, sto studiando il poco cui posso attingere e qui per varie ragioni, tra cui ..l’indegnità mia, non mi ci soffermo. Su Marta Abba attrice il contributo a mio parere più interessante tra i molti che ho letto è di Gigi Livio, “Fiamma del diavolo che non consuma”. Marta Abba attrice “frigida” – le virgolette sono d’obbligo –, nella rivista “L’Asino di B.” 2006/11 – reperibile su L’Asino Vola ed anche sul meritorio PirandelloWeb qui.
* Consciamente o no, Marta Abba, che tanta confidenza riservata ha con le parole di Pirandello, usa un sintagma significativo, tratto da Trovarsi, uno dei più intensi e complessi drammi – e studii – a lei dedicati.
Il testo è reperibile su PirandelloWeb, qui.
Et quod sequitur
Maria Amici