mia elaborazione di una schermata della home page di PirandelloWeb
Forse qualcuno ricorderà quando emozionata ho riferito d’esser stata ospitata tra i contributi del sito-portale PirandelloWeb (che invito tuttora a sostenere)…
Qualche tempo invece fa ho ricevuto un messaggio da parte di Michaela Di Cesare, assai interessante commediografa canadese (vincitrice dei MECCA awards nel 2011 ‘for Best
Accoglienza di 8 ways… di M. Di Cesare
Text’), che mi ha chiesto un’informazione relativa ad Antonietta Portolano, la moglie di Luigi Pirandello, sulla quale sta scrivendo.
Antonietta Portolano
Sono ben lieta della possibilità d’esser stata “tempestivamente” utile alla Lettrice e all’Artista, nel mio “In morte di Antonietta“, ed ivi l’ho peraltro ringraziata per avermi dato modo di aggiungere al post, dopo la mia ricerca, la notizia che Lei cercava.
Ringrazio ancora di cuore l’attenta scrittrice per aver ritenuto di segnalare il contributo e la mia pagina su Antonietta sul suo Diario di Facebook, con parole di stima nei confronti miei, dello studio e della passione che mi animano:
«This wonderful Italian scholar and blogger absolutely saved my life by telling me where Antonietta is buried.
I’m so saddened by how close I came to the site this past summer in Rome. I wish I had visited you, Mrs. Pirandello».
Veduta cimitero monumentale Verano. immagine già su web Romasparita.eu
Condivido anch’io il desiderio di soffermarmi sulla tomba di Antonietta: e quanto di più peraltro avrei voluto visitare la casa di Pirandello in via Bosio, o meditare accanto alla sua (involontaria) sepoltura…
Il Villino di via Antonio Bosio in una foto d’epoca via web studiodiluigipirandello.it
Felice e grata di aver avuto la possibilità di entrare in contatto con chi guarda con occhi e cuore d’artista la figura di Luigi Pirandello e di quanti gli furono intorno, ringrazio ancora Michaela, e resto in attesa di poter leggere la commedia in preparazione, augurandole ogni bene.
E’ così suggestivo sentir ‘vivere’ quali personaggi il Maestro e la sua famiglia, i suoi cari, e insieme coglierne i palpiti di vita nella nostra, e talora gli spasimi: più ancora forse sentirli vivere, pirandellianamente, avendo acquisito una propria autonomia, nelle mille sfaccettature prismatiche delle risonanze che ognuno di noi percepisce ed esprime, nella passione per la lettura e talora nell’empatia che risentiamo per Luigi Pirandello…
“Nei boschi narrativi. Scrittori e lettori a confronto”. Dal sapore ‘echiano‘ il “percorso di letture e approfondimenti ideato dall’Associazione culturale Pietre di Scarto”, che ospita il 31 gennaio 2014 a Reggio Calabria due conversazioni con Graziano Versace , autore del libro “Il ragazzo che giocava con le stelle „ , ed. San Paolo 2013*, articolate in un incontro mattutino con alunni del Liceo Scientifico e un momento di dialogo nel pomeriggio.
Dalla matrice del decimo Convegno Nazionale sulla letteratura organizzato dall’associazione nell’aprile 2013, “Nei Boschi narrativi alla ricerca del lupo”, continua l’osmosi tra fruitori di letteratura -scrittori e lettori- e studenti, educatori e amanti della lettura quali interlocutori privilegiati.
Il nuovo romanzo di Versace offrirà spunto di riflessione e confronto su temi che coinvolgono, nella Storia e travalicandola, il nodo esistenziale ineludibile dell’Uomo stesso alle prese con il proprio essere e quanto di esso, intriso dolorosamente di terreno, si fa metafisica e scintilla dell’Oltre.
Oggi, 20 gennaio 2014, Claudio Abbado si spegne, nel silenzio.
via theguardian.com
Non è un eccesso, in riguardo ad una persona e un personaggio di tale profilo eppure di discrezione pari all’abnegazione, precisare che non necessita di presentazioni, tanto meno della mia.
via digitalconcerthall.com
Desidero qui solo partecipare – con la famiglia e con chi lo ammirava ed amava – il dolore autentico che provo a leggere della Sua scomparsa.
.
via livejournal.it
Le sue interpretazioni, che ho preziosamente amato, sono state -per me e per tanti- di profonda ispirazione e compagne di vita nei momenti critici infondendo, se non serenità, Significato.
Lo onoro quale musicista eccelso e spirito di eccezionale tempra in umanità, coscienza e virtù civile.
via contattonews.it
Rispetto e ammiro oltre che il mirabile Direttore d’Orchestra, il Claudio Abbado Ichneuta, anch’egli ‘segugio’, cultore e trasmettitore instancabile di Arte e Conoscenza.
.
.
Grazie, Maestro.
A presto.
…et quod sequitur..
Maria Amici
.
.
.
Claudio Abbado conduce la Quinta Sinfonia di Ludwig van Beethoven, HD
«La grande estate ferisce; in quell’orizzonte che si spalanca c’è tutto e anche tutto quello che si è perduto e si continuerà a perdere. E’ così facile – anche se davanti a quel mare non si capisce come possa accadere – scordare di essere figli di re e andarsene per il mondo a bussare come mendicanti a porte straniere».
Casuali compagni di viaggio, improvvisamente alla ribalta. Da un paio di giorni, per casi del tutto fortuiti e ben prima dunque dell’emergenza oggi offertasi alla divampante polemica del web, ho iniziato la lettura di Microcosmi, di Claudio Magris.
Non amo seguire l’onda dei Premi e delle gratulazioni, se non – forse – al contrario. Ne sfuggo, se il libro è di ‘moda’; tento di lasciar sedimentare, e di acquistare per me stessa una prospettiva forse più matura, meno coinvolta.
La dilazione, in me l’attesa, può durare qualche anno, o qualche decennio: se il filo resta, se la ragnatela tenta ancora e per motivi sostanziali, piuttosto scialle di seta intricato e suggestivo di significati o velario su un palcoscenico vibrante, che lascito sospeso di malaccorte pulizie, la lettura mi fluisce poi più nitida, affascinata, le evocazioni intertestuali più consapevoli…
Sono peraltro proprio agli inizi: ancora al «Caffè San Marco», in una Trieste sempre in me velata di nostalgia. Seduta al Caffè, che «per chi vuole sgranchirsi le gambe e fare un piccolo giro del mondo è situato in un’ottima posizione».
Né sfuggirò a banalità peraltro dal banale distaccandomi: tuttavia non ho mai ritenuto – e non per velleità d’aspirazioni mancate – che non potessi viaggiare (l’infinito viaggiare?) anche solo intricandomi tra le righe e le parole e le pagine d’un libro, quelle Città invisibili…
Così sfilo via – tra i «gomitoli del tempo» – tra l’infinitamente piccolo infinitamente grande, nel moltiplicarsi inseguito di prospettive, ricerca sfinita e senza fine (né fines) di un senso e di πολυτροπία, esule coscienza accesa in una «odissea letteraria», che in fondo non meno per me «è quella che racconta il viaggio al nulla e il ritorno», anch’io, lector, come l’autore cosciente – quale non lo era meno un Calvino («superior stabat…»*) – che «viaggiare, come raccontare – come vivere – è tralasciare. Un mero caso porta a una riva e perde un’altra».
(E conoscere, pure, non è perdere?)
« […] ogni estate è unica e irripetibile, una dopo l’altra sfilano come i grani di un rosario, il tempo li arrotonda come sassi sulla spiaggia, fra l’uno e l’altro si apre un infinito».
*Le citazioni sono attribuibili a Claudio Magris: ma quel superior stabat [Italo Calvino] allude, con netta inversione, alla dedica («A Umberto, superior stabat lector, longeque inferior Italo Calvino») con cui questi inviò a Eco il suo Se una notte d’inverno un viaggiatore.., dedica in cui era evidente una ‘risposta’ a Lector in fabula (sul quale qui miei appunti). Eco riprende l’episodio nel suo Sei passeggiate nei boschi narrativi, 1994.
Rossella Falk Roma: 10 novembre 1926 + 5 maggio 2013
Sentito profondamente «il ricordo della grandissima signora del teatro italiano, Rossella Falk» – “Quegli occhi più occhi di così” – pubblicato da Silvia Montanari sul suo suggestivo blog “La Locandiera” .
Un blog, quello di Silvia, dedicato alla Roma… si potrebbe dire “che non c’è più” – se non fosse che a respirarla profondamente la si percepisce, con nostalgia, nelle strade e tra le persone: malgrado spesso facciano di tutto per negligerla, per tradirla, per dimenticarla e dimenticarsi.
Dal blog “La Locandiera”
Non la smarrisce né si smarrisce Silvia, però: che con spirito fine e più raffinato – e un bagaglio di studi e sentire non indifferente, in specie, e non solo, sul Teatro e la sua storia – sa fare da ospite e da guida intellettuale nel difficile, non puntiforme, ‘momento di trapasso’: non è un caso, quel nome, “la locandiera”.
Siamo dunque condotti noi ospiti, dall’ospite e ispiratrice e guida e comes suscitati e accompagnati, nella sapiente, dosata evocazione del passato, tra fatti e atteggiamenti e avventure culturali e di costume, tra una cartolina e una fotografia, un diario di viaggio (di Dickens!) e un biglietto
Dal blog La locandiera
d’invito vergato a mano (di Eleonora Duse!), da una memoria (di Flaubert…) a una battuta al fulmicotone (di Petrolini), da una lettera di Ungaretti a una di Pasolini – e tanto altro – , a una lettera d’amore (…di due sconosciuti) in un’involontaria, così inedita, “macchina del tempo” (il Colosseo): macchina del tempo esso stesso, questo suo blog, fantastico, viaggio alla riscoperta dell’immaginario comune e in esso della storia della nostra cultura.
Ed ecco che dalle sue pagine rivive il Pirandello giovane studente ma già consapevole del ‘crollo’ sociopolitico che avrebbe infisso ne I vecchi e i giovani; la magia e l’allucinazione della [sua] «gioia di esserci», a Roma – ma al contempo la Roma acquasantiera e portacenere, nel non facile rapporto con la
Dal blog La locandiera
Città e l’Italia: di lui, “viaggiatore senza bagaglio” in Europa e nel mondo, che poi a Roma si spense insalutato. Ma, come dai suoi libri, traspira ancora dai libri suoi, del suo studio, che anch’esso ci si schiude nel blog.
Tra le pagine de La locandiera, emozionati viviamo con lui il primo incontro con la grande attrice Marta Abba -anch’ella negletta-; e insieme con lei, con lui, compunti diamo l’ultimo saluto ad un’altra attrice, che di Pirandello fu sensibile, intelligente, profonda –insostituibile– interprete: Rossella Falk.
Pirandello dirige Marta Abba e Lamberto Picasso ne La nuova colonia, 1928.
Con un certo rammarico mi rendo conto di una mesta congiuntura: in pochi mesi quest’anno sono mancate ben tre attrici che, con differenti intensità e continuità, hanno legato il loro nome e la loro professionalità all’interpretazione (o anche alla regia) del repertorio drammatico pirandelliano.
Immagini reperite sul web. Il fotomontaggio è mio. I diritti appartengono ai rispettivi proprietari
Ho voluto ricordarle su Nephelai, che proprio a Luigi Pirandello è ultimamente dedicato, con -spero- il dovuto rispetto e talvolta con l’affetto del ricordo e della familiarità.
Regina Bianchi – Immagine reperita su web
A Mariangela Melato è dedicato il primo post, dell’Undici Gennaio 2013 (link).
Il breve, sentitissimo ricordo del Sei Aprile è per Regina Bianchi (link).
Proclemer in Santa Giovanna di Shaw
L’ultimo, invece, risale ad appena qualche giorno fa, il Venticinque Aprile: una memoria il cui esordio riprende la prima esperienza teatrale di Anna Proclemer (ma anche l’“incontro” con G.B. Shaw), sul filo dell’evocazione di Marta Abba e Eleonora Duse (link):
Eleonora Duse. Immagine reperita su web
“Anna, «il cammino è là, poco lontano»…„
L’evidente citazione nel titolo è parsa «suggestiva» – così mi hanno pregiato di notare (cosa posso dire?! grazie…) –
E l’allusione c’era: con l’ultima immagine presentata sul post (link), Proclemer nella Figlia di Jorio, avevo tentato una sorta di ringskomposition, riprendendo un’allocuzione alla dannunziana Mila.
Pirandello alle prove della rappresentazione de La figlia di Jorio dirige Marta Abba. Teatro Argentina, ottobre 1934
Piuttosto, tuttavia, mi piace immaginarle insieme, queste Signore del palcoscenico, per il «cammino» su cui avranno incontrato i loro Autori: o, chissà, i loro Personaggi…
Un debutto impegnativo, quello di Anna Proclemer: era stato segnato, nel 1942, da Nostra Dea, di Massimo Bontempelli, con il Teatro dell’Università di Roma.
Nostra Dea di Bontempelli: l’autore con Lamberto Picasso, Marta Abba, Gina Graziosi, Enzo Biliotti
Proprio Nostra Dea suggerisce alla nostra memoria l’incontro artistico di Pirandello con Marta Abba, che (qualche anno dopo aver debuttato a Milano dinanzi a Eleonora Duse) di Dea fu prima interprete e (a detta di Bontempelli) artefice del primo sicuro successo – non sempre con altre bissato –, il 22 aprile 1925, in occasione della prima esperienza di lei con il Teatro d’Arte del drammaturgo girgentino.
Un paio d’anni prima era nata appunto la Proclemer, oggi mancata a quasi un mese dai novant’anni.
Marta Abba al Teatro Lirico con Santa Giovanna di G.B. Shaw, Compagnia dei Grandi Spettacoli d’Arte diretta da G. Salvini, metà febbraio1936 – cCinecittàLuceSpA
Oltre a Pirandello – e più di Pirandello –,
avrebbe interpretato D’Annunzio, Lillian Hellman, George Bernard Shaw (di lui, oltre a La miliardaria, un altro ruolo che era stato anche di Marta Abba: Santa Giovanna), Sartre, Ibsen, Tennessee Williams, O’Neill, Beckett; un brutto, non ispirato Antonio e Cleopatra shakespeariano; il Requiem per una monaca da Camus trasposto dal romanzo di Faulkner; La voce di
Cocteau; ancora in teatro, Chi ha paura di Virginia Woolf di Albee e l’Anna dei miracoli per il cui doppiaggio nell’edizione cinematografica italiana avrebbe prestato la propria voce a Anne Bancroft… – I puntini di sospensione sono necessari.
ne La voce di Cocteau
Avrebbe sposato Vitaliano Brancati. Avrebbe lavorato con Giorgio Albertazzi e Vittorio Gassman…
Avrebbe intrapreso anche l’esperienza di regia: in particolare qui la ricordiamo per una commedia di Pirandello: Come prima, meglio di prima.
Di essa sul giù citato sito scrive in maniera volubile, anzi – per citarla – «tiepidamente» (non meno centrifuga, apparentemente, la recensione intitolata «Ecco il mio Pirandello. Anna Proclemer regista dirige se stessa», di Giammusso, ivi reperibile insieme con un’altra risonanza dello stesso autore).
Sul medesimo lavoro, non promette bene, invece, il titolo di una recensione su stampa a nome di Aggeo Savioli: “Anna Proclemer addormenta Pirandello”.
Qualche caduta di ritmo, insomma, in una carriera peraltro significativa, sulla quale in modo più pregnante rimandiamo al suo sito ufficiale, inteso come scritto in prima persona, su cui e di cui, per amara coincidenza proprio oggi!, leggiamo:
Proclemer ne La figlia di Jorio
«Il prodotto può essere conservato a temperatura ambiente e non ha data di scadenza. Vale a dire che quando l’attrice “tirerà il calzino”, come dicono magnificamente a Firenze, il Sito resterà qui, per vostro uso e consumo».
Oggi, 25 Aprile 2013, è ancora anniversario della liberazione dell’Italia dall’occupazione fascista.
Mi interessa particolarmente puntare l’attenzione sulla difesa –incredibilmente oggi indispensabile! – della Costituzione italiana, che allora si sprigionò dalle ceneri della Storia e dell’Umanità come un’araba fenice – e com’essa oggi evanescente.
Un puro gioiello di difesa di diritti umani e civili, di equidistanza, di parresia: non a caso essa nacque in un (auspicabile tuttavia mai più raggiunto) clima di autentiche comunione di sentire e collaborazione, fondate su rispetto di esperienze multivalenti e orientamenti poliedrici, su un impegno di spiritualità laica e religiosa insieme, intriso di apertura e tolleranza.
E donò alla Repubblica un respiro di autentica ispirazione umana e democratica per ogni cittadino, una ‘casa comune’ da costruire e proteggere, e in cui ci si potesse sentire protetti nei diritti e nelle aspirazioni.
Come regalo a me stessa per la Liberazione, leggerò uno (forse più) dei libri giù segnalati, e dedicherò attenzione a queste significative letture “sulle origini della Costituzione italiana nella rievocazione di due padri costituenti”, dal sito Salviamo la Costituzione italiana .
A loro volta, pur consequenziali ad uno stato d’animo e ad un’impostazione, le segnalazioni bibliofile di oggi non sono forse -per quanto anche su quelle produzioni mi sia soffermata- le più ovvie e risapute nel contesto:
Il sentiero dei nidi di ragno e Ultimo viene il corvo, di Italo Calvino; Il giardino dei Finzi Contini e Una notte del ’43 di Giorgio Bassani; La luna e i falò di Cesare Pavese, Una questione privata di Beppe Fenoglio…
E una storia non così paradossale, da cui prendere esempio per la Resistenza dei nostri giorni: Fahrenheit 451, di Ray Bradbury.
Mi soffermo tuttavia, e ne propongo la lettura, sulla prefazione che Calvino appose all’edizione del 1964 de Il sentiero dei nidi di ragno.
La propongo integralmente, perché è una lectio magistralis sul piano narratologico-letterario (e fa comprendere il motivo di alcune mie preferenze di lettura) non meno che storico-umano.
Perché peculiare mi sembra per cogliere non solo lo spirito del libro e la tensione e l’istanza morale da cui più romanzi proliferarono nella tentazione dell’oggettività e del realismo, della comunione di contenuti (in quanto d’esperienze) fondativa di comunione.
Da quella prefazione altresì si chiarisce il tratto di universalità di tempo di spazio di storia di testo.
Si illumina la consapevolezza che in quell’uomo che appena si scopriva personaggio di una storia e della Storia, si accendeva la coscienza civile e umana d’essere personaggio dell’omnifabula narrativa ed esistenziale di tutti e della propria civiltà; della propria storia e della Storia dell’Uomo.
E come tale appunto solo allora, al crogiuolo della tensione libertaria aveva realmente «appreso allora allora, tante cose che si credeva di sapere o di essere, e forse in quel momento sapevamo ed eravamo».
Da qui, la spinta affabulatrice e soprattutto all’interpretazione più alta, non nella rilettura del passato ma nella drammaturgia del presente e del futuro, da parte di noi stessi, della generosa dignità di quel ruolo.
Di qui la coscienza del perché sia oggi ineliminabile, e insieme da più profondamente maturare per la storia di oggi e di domani, quella “carica esplosiva di libertà”.
Ma, proprio per quella maturazione, tedoforo e garante, imprescindibile testimone e monito veglia – se noi vegliamo – la Costituzione…
et quod sequitur
Maria Amici
__________________________________
Introduzione all’edizione del 1964 de Il sentiero dei nidi di ragno, di Italo Calvino
«Questo romanzo è il primo che ho scritto; quasi posso dire la prima cosa che ho scritto, se si eccettuano pochi racconti. Che impressione mi fa, a riprenderlo in mano adesso?
dedicando pensiero e lettura a Il fu Mattia Pascal, di Luigi Pirandello
mia elaborazione di una schermata della home page di PirandelloWeb
(qui la pagina di ‘copertina’, con link a saggi di approfondimento e al testo, dal meritorio portale PirandelloWeb).
Marcel L’Herbier, Pirandello e Ivan Mozzhukhin (Yvan Mosjoukin) 1925. Foto d’occasione per il film Il fu Mattia Pascal
.
.
.
Come probabilmente accaduto anche ad altri, è il primo romanzo di Pirandello, ed anzi il primo suo scritto, che lessi. Romanzo straordinariamente innovativo e di vertiginosa complessità eppure leggibile quasi a qualsiasi età, e nuovo ad ogni nuova lettura, intenso e inquieto, e al contempo di
« L'inferno dei viventi [...] che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne.
Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio »
Italo Calvino, da “Le città invisibili”
Vorrei saper la musica per esprimere, senz'essere inteso da nessuno, neppure da Te, tutto questo tumulto di vita che mi gonfia l'anima e il cuore. Nessuno lo saprà mai, […], anche se il mio cuore ne dovesse scoppiare.
(Luigi Pirandello, Lettera)
IN EVIDENZA – Periodicamente, un testo
Nella vita degli imperatori c’è un momento, che segue all’orgoglio per l’ampiezza sterminata dei territori che abbiamo conquistato, alla malinconia e al sollievo di sapere che presto rinunceremo a conoscerli e a comprenderli; un senso come di vuoto che ci prende una sera con l’odore degli elefanti dopo la pioggia e della cenere di sandalo che si raffredda nei bracieri; una vertigine..: è il momento disperato in cui si scopre che quest’impero che ci era sembrato la somma di tutte le meraviglie è uno sfacelo senza fine né forma, che la sua corruzione è troppo incancrenita perché il nostro scettro possa mettervi riparo, che il trionfo sui sovrani avversari ci ha fatto eredi della loro lunga rovina.
Solo nei resoconti di Marco Polo, Kublai Kan riusciva a discernere, attraverso le muraglie e le torri destinate a crollare, la filigrana d’un disegno così sottile da sfuggire al morso delle termiti.
Italo Calvino, da “Le città invisibili”
This is THIS
Per gli Ichneutai, inserisco qui una serie di orme scomposte, confidando sulla loro ulteriore interpretazione.
# Syndesis disorientata: parola, pensiero, segno e sogno, contraddistinti da legami e nessi e motivazioni più o meno volatili
# Fughe di pensiero: considerazioni umorali, su notizie, politica, informazione e comunicazione
# Dimora dello Spirito: catechesi e preghiera, spunti di spiritualità, fede e ricerca
# Voce del dissenso: voce di una coscienza civica non ottenebrata
Guai se voi affondaste come me a considerare questa cosa orribile, che fa veramente impazzire: che se siete accanto a un altro, e gli guardate gli occhi - come io guardavo un giorno certi occhi - potete figurarvi come un mendico davanti ad una porta in cui non potrà mai entrare: chi vi entra, non sarete mai voi, col vostro mondo dentro, come lo vedete e lo toccate, ma uno ignoto a voi, come quell'altro nel suo mondo impenetrabile vi vede e vi tocca
Luigi Pirandello, Enrico IV (1922)
Il Blog Ufficiale di San Paolo Store. Trovi recensioni e consigli su libri italiani, libri religiosi, libri per bambini, film in dvd e musica , oggetti sacri e articoli religiosi disponibili all'acquisto su SanPaolostore.it