Oggi, 2 Novembre 2020, rimbalza sul web la notizia di un altro “decesso eccellente”:
è venuto a mancare Gigi Proietti.
Se gli aggettivi si sprecano, per quanto ne utilizzi anch’io adesso, confesso invero di farlo con pudore e intensa commozione.
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Per evocare una sua iunctura, non sono neppure io “di primo pelo”, ragion per cui i ricordi di Proietti sono sicuramente stratificati e accompagnano il corso di una vita intera, mia e dei miei genitori: innegabilmente, mi è più caro per questo…
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Gigi Proietti: versatile e intelligente, poliedrico e a suo modo non solo inimitabile ma in effetti non definibile nel suo multiforme ingegno e nella sua verve di “maestro dello spettacolo” -che è forse quanto più gli si attagli, specie se a “spettacolo” diamo un senso lato-.
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Gigi Proietti, tuttavia, maestro non meno nello spessore umano: le sue scelte, e non solo artistiche, non mi hanno comunque deluso o disturbato, né l’ho trovato mai volgare o preso da se stesso, vanesio o autoreferenziale, bensì portatore, e diffusore!, di humanitas e di una cultura variegata, saggia e sapiente insieme.
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Un maestro di teatro, un attore, un uomo indimenticabile, venuto a mancare in un momento in cui l’Italia, l’Europa e il mondo sono particolarmente vulnerabili e vieppiù di arte, cultura, continuo riferimento all’humanitas e di senso di responsabilità e generosità hanno bisogno: un bisogno cui Gigi Proietti è venuto incontro condividendo la sua vocazione artistica non meno che la sua dirittura morale e umana.
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…Grazie, Gigi!
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#gigiproietti #GigiProietti #Proietti
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“Nei boschi narrativi. Scrittori e lettori a confronto”. Dal sapore ‘echiano‘ il “percorso di letture e approfondimenti ideato dall’Associazione culturale Pietre di Scarto”, che ospita il 31 gennaio 2014 a Reggio Calabria due conversazioni con Graziano Versace , autore del libro “Il ragazzo che giocava con le stelle „ , ed. San Paolo 2013*, articolate in un incontro mattutino con alunni del Liceo Scientifico e un momento di dialogo nel pomeriggio.
Dalla matrice del decimo Convegno Nazionale sulla letteratura organizzato dall’associazione nell’aprile 2013, “Nei Boschi narrativi alla ricerca del lupo”, continua l’osmosi tra fruitori di letteratura -scrittori e lettori- e studenti, educatori e amanti della lettura quali interlocutori privilegiati.
Il nuovo romanzo di Versace offrirà spunto di riflessione e confronto su temi che coinvolgono, nella Storia e travalicandola, il nodo esistenziale ineludibile dell’Uomo stesso alle prese con il proprio essere e quanto di esso, intriso dolorosamente di terreno, si fa metafisica e scintilla dell’Oltre.
Oggi, 20 gennaio 2014, Claudio Abbado si spegne, nel silenzio.
via theguardian.com
Non è un eccesso, in riguardo ad una persona e un personaggio di tale profilo eppure di discrezione pari all’abnegazione, precisare che non necessita di presentazioni, tanto meno della mia.
via digitalconcerthall.com
Desidero qui solo partecipare – con la famiglia e con chi lo ammirava ed amava – il dolore autentico che provo a leggere della Sua scomparsa.
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via livejournal.it
Le sue interpretazioni, che ho preziosamente amato, sono state -per me e per tanti- di profonda ispirazione e compagne di vita nei momenti critici infondendo, se non serenità, Significato.
Lo onoro quale musicista eccelso e spirito di eccezionale tempra in umanità, coscienza e virtù civile.
via contattonews.it
Rispetto e ammiro oltre che il mirabile Direttore d’Orchestra, il Claudio Abbado Ichneuta, anch’egli ‘segugio’, cultore e trasmettitore instancabile di Arte e Conoscenza.
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Grazie, Maestro.
A presto.
…et quod sequitur..
Maria Amici
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Claudio Abbado conduce la Quinta Sinfonia di Ludwig van Beethoven, HD
Come da quando lo vidi per la prima volta, strappato già lo stesso anno in una Roma dilavata e sporca, continuo a non (far) dimenticare – ma accuratamente lontana dalle strumentalizzazioni che ti offendono -.
E a pregare per te e per i tuoi cari – come altresì per l’anima sperduta di chi sa eppure tace -.
Abbiamo più o meno la stessa età, e ho tentato anche per te – insensato risarcimento – di dare un senso alla vita quotidiana ‘normale’ che a te è stata rubata.
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«La grande estate ferisce; in quell’orizzonte che si spalanca c’è tutto e anche tutto quello che si è perduto e si continuerà a perdere. E’ così facile – anche se davanti a quel mare non si capisce come possa accadere – scordare di essere figli di re e andarsene per il mondo a bussare come mendicanti a porte straniere».
Casuali compagni di viaggio, improvvisamente alla ribalta. Da un paio di giorni, per casi del tutto fortuiti e ben prima dunque dell’emergenza oggi offertasi alla divampante polemica del web, ho iniziato la lettura di Microcosmi, di Claudio Magris.
Non amo seguire l’onda dei Premi e delle gratulazioni, se non – forse – al contrario. Ne sfuggo, se il libro è di ‘moda’; tento di lasciar sedimentare, e di acquistare per me stessa una prospettiva forse più matura, meno coinvolta.
La dilazione, in me l’attesa, può durare qualche anno, o qualche decennio: se il filo resta, se la ragnatela tenta ancora e per motivi sostanziali, piuttosto scialle di seta intricato e suggestivo di significati o velario su un palcoscenico vibrante, che lascito sospeso di malaccorte pulizie, la lettura mi fluisce poi più nitida, affascinata, le evocazioni intertestuali più consapevoli…
Sono peraltro proprio agli inizi: ancora al «Caffè San Marco», in una Trieste sempre in me velata di nostalgia. Seduta al Caffè, che «per chi vuole sgranchirsi le gambe e fare un piccolo giro del mondo è situato in un’ottima posizione».
Né sfuggirò a banalità peraltro dal banale distaccandomi: tuttavia non ho mai ritenuto – e non per velleità d’aspirazioni mancate – che non potessi viaggiare (l’infinito viaggiare?) anche solo intricandomi tra le righe e le parole e le pagine d’un libro, quelle Città invisibili…
Così sfilo via – tra i «gomitoli del tempo» – tra l’infinitamente piccolo infinitamente grande, nel moltiplicarsi inseguito di prospettive, ricerca sfinita e senza fine (né fines) di un senso e di πολυτροπία, esule coscienza accesa in una «odissea letteraria», che in fondo non meno per me «è quella che racconta il viaggio al nulla e il ritorno», anch’io, lector, come l’autore cosciente – quale non lo era meno un Calvino («superior stabat…»*) – che «viaggiare, come raccontare – come vivere – è tralasciare. Un mero caso porta a una riva e perde un’altra».
(E conoscere, pure, non è perdere?)
« […] ogni estate è unica e irripetibile, una dopo l’altra sfilano come i grani di un rosario, il tempo li arrotonda come sassi sulla spiaggia, fra l’uno e l’altro si apre un infinito».
*Le citazioni sono attribuibili a Claudio Magris: ma quel superior stabat [Italo Calvino] allude, con netta inversione, alla dedica («A Umberto, superior stabat lector, longeque inferior Italo Calvino») con cui questi inviò a Eco il suo Se una notte d’inverno un viaggiatore.., dedica in cui era evidente una ‘risposta’ a Lector in fabula (sul quale qui miei appunti). Eco riprende l’episodio nel suo Sei passeggiate nei boschi narrativi, 1994.
Oggi, 25 Aprile 2013, è ancora anniversario della liberazione dell’Italia dall’occupazione fascista.
Mi interessa particolarmente puntare l’attenzione sulla difesa –incredibilmente oggi indispensabile! – della Costituzione italiana, che allora si sprigionò dalle ceneri della Storia e dell’Umanità come un’araba fenice – e com’essa oggi evanescente.
Un puro gioiello di difesa di diritti umani e civili, di equidistanza, di parresia: non a caso essa nacque in un (auspicabile tuttavia mai più raggiunto) clima di autentiche comunione di sentire e collaborazione, fondate su rispetto di esperienze multivalenti e orientamenti poliedrici, su un impegno di spiritualità laica e religiosa insieme, intriso di apertura e tolleranza.
E donò alla Repubblica un respiro di autentica ispirazione umana e democratica per ogni cittadino, una ‘casa comune’ da costruire e proteggere, e in cui ci si potesse sentire protetti nei diritti e nelle aspirazioni.
Come regalo a me stessa per la Liberazione, leggerò uno (forse più) dei libri giù segnalati, e dedicherò attenzione a queste significative letture “sulle origini della Costituzione italiana nella rievocazione di due padri costituenti”, dal sito Salviamo la Costituzione italiana .
A loro volta, pur consequenziali ad uno stato d’animo e ad un’impostazione, le segnalazioni bibliofile di oggi non sono forse -per quanto anche su quelle produzioni mi sia soffermata- le più ovvie e risapute nel contesto:
Il sentiero dei nidi di ragno e Ultimo viene il corvo, di Italo Calvino; Il giardino dei Finzi Contini e Una notte del ’43 di Giorgio Bassani; La luna e i falò di Cesare Pavese, Una questione privata di Beppe Fenoglio…
E una storia non così paradossale, da cui prendere esempio per la Resistenza dei nostri giorni: Fahrenheit 451, di Ray Bradbury.
Mi soffermo tuttavia, e ne propongo la lettura, sulla prefazione che Calvino appose all’edizione del 1964 de Il sentiero dei nidi di ragno.
La propongo integralmente, perché è una lectio magistralis sul piano narratologico-letterario (e fa comprendere il motivo di alcune mie preferenze di lettura) non meno che storico-umano.
Perché peculiare mi sembra per cogliere non solo lo spirito del libro e la tensione e l’istanza morale da cui più romanzi proliferarono nella tentazione dell’oggettività e del realismo, della comunione di contenuti (in quanto d’esperienze) fondativa di comunione.
Da quella prefazione altresì si chiarisce il tratto di universalità di tempo di spazio di storia di testo.
Si illumina la consapevolezza che in quell’uomo che appena si scopriva personaggio di una storia e della Storia, si accendeva la coscienza civile e umana d’essere personaggio dell’omnifabula narrativa ed esistenziale di tutti e della propria civiltà; della propria storia e della Storia dell’Uomo.
E come tale appunto solo allora, al crogiuolo della tensione libertaria aveva realmente «appreso allora allora, tante cose che si credeva di sapere o di essere, e forse in quel momento sapevamo ed eravamo».
Da qui, la spinta affabulatrice e soprattutto all’interpretazione più alta, non nella rilettura del passato ma nella drammaturgia del presente e del futuro, da parte di noi stessi, della generosa dignità di quel ruolo.
Di qui la coscienza del perché sia oggi ineliminabile, e insieme da più profondamente maturare per la storia di oggi e di domani, quella “carica esplosiva di libertà”.
Ma, proprio per quella maturazione, tedoforo e garante, imprescindibile testimone e monito veglia – se noi vegliamo – la Costituzione…
et quod sequitur
Maria Amici
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Introduzione all’edizione del 1964 de Il sentiero dei nidi di ragno, di Italo Calvino
«Questo romanzo è il primo che ho scritto; quasi posso dire la prima cosa che ho scritto, se si eccettuano pochi racconti. Che impressione mi fa, a riprenderlo in mano adesso?
Pare che dopo alterne vicende sia stato messo all’asta il castello Orsini, a Soriano nel Cimino: secondo il Corriere della Sera dell’8 u.s., «una delle 350 dismissioni di palazzi storici, ville e castelli decise dal governo Monti per ”fare cassa”».
Il castello non ospitò mai lo scrittore: ma il nome, luoghi, paesaggi e caratteri della cittadina del viterbese aleggiano nella sua scrittura come il tintinnio del Corvo di Mizzaro, straniante quanto dovettero esserlo sia egli stesso –pur apparentemente così ‘omologato’– sia l’esperienza raminga dei pellegrinaggi tentati a portare sollievo se non remedium al precario equilibrio mentale di Antonietta e a stringere il trio dei figli bambini nell’ipotiposi di una sperduta normalità
(in tema, su Nephelai la lettura
di Acqua amara
e della lettera ad Ojetti
con la dibattuta, tragica ipotesi di Pirandello:
«La pazzia di mia moglie sono io»).
Luigi Pirandello, Paesaggio collinare (1936). Collezione privata
Restò legata, Soriano, al ricordo di Pirandello, che vi villeggiò con la famiglia a cavallo degli anni Dieci, vi dipinse alcuni quadri della sua delicata produzione figurativa, e inoltre vi ambientò due novelle, Rondone e Rondinella e, se non erro, Canta l’epistola.
Famiglia Pirandello a Soriano nel Cimino (tra il 1908 e il ’12?) – con Rosso di San Secondo
In uno stralcio della prima, così come in alcune foto che riprendono i Pirandello e loro amici, in lontananza si staglia proprio il castello:
«Rondinella alzava gli occhi al monte ancora lontano, su cui i castagni, ove non batteva il sole, s’invaporavan d’azzurro, e forzava gli occhi a scoprire lassù lassù il puntino roseo della villetta.
Non la scopriva ancora; ma ecco là il castello antico, ferrigno, che domina il borgo»
talora per il senso dell’arte, o così rari nella loro sete di Conoscenza e… librilibrilibri, anche al di là di se stessi;
talora, ‘semplicemente’, perché sanno scoprire nell’Enigma del vivere quei pochi tratti, se non chiarificatori (e chi può?), che almeno differiscano il senso dell’orrore e dell’angoscia nell’accenno di un sorriso della natura,
*La fotografia di Rita Charbonnier è utilizzata qui previo consenso dell’Autrice. Sull’immagine non detengo alcun diritto
o perché sanno ‘imbuere’, impregnare, il loro agire di solidarietà, nel loro saperti parlare al cuore, senza farsene quasi accorgere: se non quando ti rendi conto, immediatamente, immeritatamente, che, se hai superato uno scoglio o un momento critico, è anche grazie a loro; puri ma spesso fraintesi, nella loro benevolenza, tanto (purtroppo non sempre senza motivo) siamo in ricerca affannosa del retropensiero…
..si stagliano, così, talora, al di qua della nebbia,
un lampo che apparì sparì d’un tratto e, inopinatamente, la riconfigura e la rimodella
ma, se anche come in negativo, assai meno inquietante.
Ai compagni di vita ignorati.
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L’ispirazione per questo post, a sua volta minimo, ha avuto scaturigine da una fotografia* estemporanea, realizzata dalla sensibilità e dall’intuizione di Rita Charbonnier.
A lei rivolgo, con stima ed interesse crescenti, la mia gratitudine.
– Rita Charbonnier è attrice e scrittrice di successo. Suoi sono titoli significativi nel panorama librario contemporaneo, quali Le due vite di Elsa (2011), La strana giornata di Alexandre Dumas (2009) e il pluritradotto La sorella di Mozart (2006, ried. 2011; pubblicato in dodici nazioni tra cui gli Stati Uniti).
Il suo sito ufficiale (clicca).
Il suo blog, Non solo Mozart (clicca), è tra quelli assiduamente frequentati dal mio ichnèuein
(*La fotografia di Rita Charbonnier è utilizzata qui previo gentile consenso dell’Autrice. Sull’immagine non detengo alcun diritto).
« L'inferno dei viventi [...] che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne.
Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio »
Italo Calvino, da “Le città invisibili”
Vorrei saper la musica per esprimere, senz'essere inteso da nessuno, neppure da Te, tutto questo tumulto di vita che mi gonfia l'anima e il cuore. Nessuno lo saprà mai, […], anche se il mio cuore ne dovesse scoppiare.
(Luigi Pirandello, Lettera)
IN EVIDENZA – Periodicamente, un testo
Nella vita degli imperatori c’è un momento, che segue all’orgoglio per l’ampiezza sterminata dei territori che abbiamo conquistato, alla malinconia e al sollievo di sapere che presto rinunceremo a conoscerli e a comprenderli; un senso come di vuoto che ci prende una sera con l’odore degli elefanti dopo la pioggia e della cenere di sandalo che si raffredda nei bracieri; una vertigine..: è il momento disperato in cui si scopre che quest’impero che ci era sembrato la somma di tutte le meraviglie è uno sfacelo senza fine né forma, che la sua corruzione è troppo incancrenita perché il nostro scettro possa mettervi riparo, che il trionfo sui sovrani avversari ci ha fatto eredi della loro lunga rovina.
Solo nei resoconti di Marco Polo, Kublai Kan riusciva a discernere, attraverso le muraglie e le torri destinate a crollare, la filigrana d’un disegno così sottile da sfuggire al morso delle termiti.
Italo Calvino, da “Le città invisibili”
This is THIS
Per gli Ichneutai, inserisco qui una serie di orme scomposte, confidando sulla loro ulteriore interpretazione.
# Syndesis disorientata: parola, pensiero, segno e sogno, contraddistinti da legami e nessi e motivazioni più o meno volatili
# Fughe di pensiero: considerazioni umorali, su notizie, politica, informazione e comunicazione
# Dimora dello Spirito: catechesi e preghiera, spunti di spiritualità, fede e ricerca
# Voce del dissenso: voce di una coscienza civica non ottenebrata
Guai se voi affondaste come me a considerare questa cosa orribile, che fa veramente impazzire: che se siete accanto a un altro, e gli guardate gli occhi - come io guardavo un giorno certi occhi - potete figurarvi come un mendico davanti ad una porta in cui non potrà mai entrare: chi vi entra, non sarete mai voi, col vostro mondo dentro, come lo vedete e lo toccate, ma uno ignoto a voi, come quell'altro nel suo mondo impenetrabile vi vede e vi tocca
Luigi Pirandello, Enrico IV (1922)
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