Da qualche tempo ho ripreso su Wikipedia, la nota “enciclopedia on-line”, un’attività di correzione orto-sintattica ed eventuale inserimento di informazioni.
Qui è visibile il mio profilo utente, “Montag313“, e così anche gli
mia elaborazione di una schermata della home page di PirandelloWeb
Forse qualcuno ricorderà quando emozionata ho riferito d’esser stata ospitata tra i contributi del sito-portale PirandelloWeb (che invito tuttora a sostenere)…
Qualche tempo invece fa ho ricevuto un messaggio da parte di Michaela Di Cesare, assai interessante commediografa canadese (vincitrice dei MECCA awards nel 2011 ‘for Best
Accoglienza di 8 ways… di M. Di Cesare
Text’), che mi ha chiesto un’informazione relativa ad Antonietta Portolano, la moglie di Luigi Pirandello, sulla quale sta scrivendo.
Antonietta Portolano
Sono ben lieta della possibilità d’esser stata “tempestivamente” utile alla Lettrice e all’Artista, nel mio “In morte di Antonietta“, ed ivi l’ho peraltro ringraziata per avermi dato modo di aggiungere al post, dopo la mia ricerca, la notizia che Lei cercava.
Ringrazio ancora di cuore l’attenta scrittrice per aver ritenuto di segnalare il contributo e la mia pagina su Antonietta sul suo Diario di Facebook, con parole di stima nei confronti miei, dello studio e della passione che mi animano:
«This wonderful Italian scholar and blogger absolutely saved my life by telling me where Antonietta is buried.
I’m so saddened by how close I came to the site this past summer in Rome. I wish I had visited you, Mrs. Pirandello».
Veduta cimitero monumentale Verano. immagine già su web Romasparita.eu
Condivido anch’io il desiderio di soffermarmi sulla tomba di Antonietta: e quanto di più peraltro avrei voluto visitare la casa di Pirandello in via Bosio, o meditare accanto alla sua (involontaria) sepoltura…
Il Villino di via Antonio Bosio in una foto d’epoca via web studiodiluigipirandello.it
Felice e grata di aver avuto la possibilità di entrare in contatto con chi guarda con occhi e cuore d’artista la figura di Luigi Pirandello e di quanti gli furono intorno, ringrazio ancora Michaela, e resto in attesa di poter leggere la commedia in preparazione, augurandole ogni bene.
E’ così suggestivo sentir ‘vivere’ quali personaggi il Maestro e la sua famiglia, i suoi cari, e insieme coglierne i palpiti di vita nella nostra, e talora gli spasimi: più ancora forse sentirli vivere, pirandellianamente, avendo acquisito una propria autonomia, nelle mille sfaccettature prismatiche delle risonanze che ognuno di noi percepisce ed esprime, nella passione per la lettura e talora nell’empatia che risentiamo per Luigi Pirandello…
Dell’uomo ricco di ironia e spirito, dell’attore brillante e del regista profondo mi piace ricordare, in particolare, un film che ho visto e rivisto e sento particolarmente intenso:
la sua incisiva epigrafe che presenta l’uomo di teatro, il regista, l’attore, attivo nel cinema e nella tv sin dagli albori della RAI, non meno dello scrittore.
Dentro chi di noi non vibra ancora la voce* profonda, segnata, indimenticabile, di Arnoldo Foà? [*vd. infra]
L’uomo, attraversato un secolo (era nato nel 1916), è morto oggi, 11 gennaio 2014: ma Arnoldo Foà è ancora vivo, in chi vuol risentire anche solo in una sua dizione di poesia, una fra le miriadi, o persino nella battuta di uno dei tanti -valevoli- sceneggiati del passato, l’afflato della Cultura vissuta in prima persona, in un progetto esistenziale che affratella purtroppo pochi.
Pirandello conversa con Ruggeri al teatro Argentina
Tra i tanti (da Ibsen a Anouilh a Shaw, da Eschilo a Sofocle a Euripide, da Shakespeare a Molière a Turgenev, da Plauto a Rosso di San Secondo a Hugo a Cecov…, -ma con impegno particolarmente sentito-, di Pirandello Foà fu spesso interprete:
recitò nell‘Enrico IV con Ruggero Ruggeri nel 1945,
Diana e la Tuda, 1971
fu Diego Spina nel Lazzaro di Claudio Fino del 1952,
il Prof. Barranco in Ma non è una cosa seria di Squarzina nel 1957 con la compagnia Pagnani-Villi-Foà-Ferzetti;
in Maschere Nude, regia di Puggelli, nel 1975, interpretò il dottor Hinkfuss, e lo stesso personaggio in
Diana e la Tuda, 1971
Questa sera si recita a soggetto, regia di Parodi, nel 1982;
inoltre, fu ne L’Ultimo Viaggio di Pirandello di B. Belfiore, regia di P. Gazzara, del 1991.
Diana e la Tuda, 1999
Prestò la propria regia anche alla lirica, mettendo in scena l’Otello di Giuseppe Verdi, Il pipistrello di Strauss e, come aveva fatto, da pioniere, lo stesso Pirandello del Teatro d’Arte di Roma il 28 aprile 1925 alla presenza del compositore, l’Histoire du soldat, di Igor Stravinskij.
Diana e la Tuda, 1999
Ma di Diana e la Tuda nel 1971 a Palermo, nel 1979 a Roma con Paola Pitagora, nel 1984 e poi nel 1999-2000 con Giada Desideri, offrì una propria lettura sia nell’interpretazione di Giuncano sia nella regia: qui sul meritorio PirandelloWeb gliAppunti di regia di Arnoldo Foà, una sua penetrante riflessione che ben lumeggia un’opera di Pirandello spesso fraintesa o trascurata dal pregiudizio e dall’oblio.
Ci lascia con ironia, Foà** [vd. infra], la stessa di cui diede prova in Io sono il teatro: Arnoldo Foà raccontato da Foà***.
Un addio senza tempo.
In perpetuum, frater, ave atque vale
..et quod sequitur… Maria Amici
n.b. Le immagini di Arnoldo Foà sono tratte dal sito ufficiale.
*Il canto I dell’Inferno recitato da Arnoldo Foà
*Una Lectura Dantis
***Io sono il teatro, film-documentario di Cosimo Damiano Damato,“fra ironia, poesia e impegno civile”
Ivan Mozzhukhin, carismatico interprete del protagonista ne Le feu Mathias Pascal, film di Marcel L’Herbier, 1926*
Per i cultori, la possibilità inaudita – e, ritengo, il privilegio – di vedere, in italiano, il raro, prezioso film di Marcel L’Herbier, Il fu Mattia Pascal: denso di soluzioni tecniche interessanti e interpretato dal fascinoso Ivan Mozžuchin (o Mosjoukine), attore dotato di una recitazione equilibrata e carismatica…
Marcel L’Herbier, Pirandello e Ivan Mozzhukhin (Yvan Mosjoukin) 1925. Foto d’occasione per il film Le feu Mathias Pascal
..Talmente incisiva che, lessi, a distanza di anni lo stesso Pirandello, quando ripensava al suo Mattia, lo visualizzava nei modi e nel viso di Mosjoukine…
Lo avevo cercato parecchio, ma quando era ancora indisponibile, nei mesi prima dell’estate.
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Un grazie, di cuore, a Laura Nasta per l’erudita segnalazione e a Pirandelloweb per averla ospitata.
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N. B.:
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*L’anno di produzione del film nelle attestazioni reperite curiosamente oscilla tra 1924, 1925, 1926; ugualmente l’ortografia del cognome dell’attore protagonista.
Emergono dal passato nel fascino del seppia e del bianco e nero, dei filmati dalle movenze innaturali, che la vista della mente di continuo, pazientemente, invano corregge.
Irene e Vernon Castle: considerati, negli anni del ragtime, gli ideatori dell’one-step e del turkey trot, e di alcuni passi innovatori nel fox trot, furono una coppia di ballerini attiva negli anni Dieci, sino alla prima Guerra mondiale
immagine reperita sul web: digitalgallery.nypl.org
– nell’ultimo anno di guerra, Vernon sarebbe morto, a 31 anni. Irene avrebbe continuato talora a danzare, a lavorare come attrice, costumista, sceneggiatrice; avrebbe sposato più volte, sarebbe divenuta ricchissima e, pare, infelice. –
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Iniziata la loro carriera e la loro vita matrimoniale nel 1911, Vernon e Irene Castle, insieme, avrebbero contribuito a render popolari appunto il fox trot, ma anche l’Hesitation Waltz, il Maxixe…
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immagine reperita sul web: britannica.com
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immagine reperita sul web: britannica.com
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Avrebbero inoltre modificato alcuni passaggi nel tango, con alcuni passi a mani libere.
immagini reperite sul web: en.wikipedia.org/wiki
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Irene e Vernon Castle nel loro “abbraccio morbido”.
Irene e Vernon Castle nel loro “abbraccio morbido” – immagini reperite sul web: wikimedia
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Irene Castle nel costume preparatole da “Lucile” per Watch Your Step – immagini reperite sul web: en.wikipedia.org/wiki/
La coppia nel 1914 partecipò a Watch Your Step, il musical con cui esordì Irving Berlin, al New Amsterdam Theatre di New York.
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immagini reperite sul web: home.sandiego.edu
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Eccoli insieme…
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Neanche a dirlo, sull’affiatata coppia fu successivamente realizzato un film, che ebbe come interpreti d’eccezione Fred Astaire e Ginger Rogers: The Story of Vernon and Irene Castle (1939). Naturalmente lo stile di ballo è più quello del secondo, oggi più famoso, duo…
Ci accomiatiamo su un’altra celeberrima loro creazione: la Castle walk (il filmato è del 1915).
Le immagini riprendono il loro ritmo vertiginoso, Vernon e Irene il loro cammino che la Storia e la Vita interruppero. Noi il nostro.
Emergono dal passato, i ricordi, il senso d’appartenenza, nel fascino del seppia e del bianco e nero…
E la nostalgia lancinante del perduto per sempre, del volo interrotto, di un cammino impossibile.
“Era il nostro vizio, questo: d’andare avanti con la testa sempre voltata all’indietro…„
« L'inferno dei viventi [...] che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne.
Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio »
Italo Calvino, da “Le città invisibili”
Vorrei saper la musica per esprimere, senz'essere inteso da nessuno, neppure da Te, tutto questo tumulto di vita che mi gonfia l'anima e il cuore. Nessuno lo saprà mai, […], anche se il mio cuore ne dovesse scoppiare.
(Luigi Pirandello, Lettera)
IN EVIDENZA – Periodicamente, un testo
Nella vita degli imperatori c’è un momento, che segue all’orgoglio per l’ampiezza sterminata dei territori che abbiamo conquistato, alla malinconia e al sollievo di sapere che presto rinunceremo a conoscerli e a comprenderli; un senso come di vuoto che ci prende una sera con l’odore degli elefanti dopo la pioggia e della cenere di sandalo che si raffredda nei bracieri; una vertigine..: è il momento disperato in cui si scopre che quest’impero che ci era sembrato la somma di tutte le meraviglie è uno sfacelo senza fine né forma, che la sua corruzione è troppo incancrenita perché il nostro scettro possa mettervi riparo, che il trionfo sui sovrani avversari ci ha fatto eredi della loro lunga rovina.
Solo nei resoconti di Marco Polo, Kublai Kan riusciva a discernere, attraverso le muraglie e le torri destinate a crollare, la filigrana d’un disegno così sottile da sfuggire al morso delle termiti.
Italo Calvino, da “Le città invisibili”
This is THIS
Per gli Ichneutai, inserisco qui una serie di orme scomposte, confidando sulla loro ulteriore interpretazione.
# Syndesis disorientata: parola, pensiero, segno e sogno, contraddistinti da legami e nessi e motivazioni più o meno volatili
# Fughe di pensiero: considerazioni umorali, su notizie, politica, informazione e comunicazione
# Dimora dello Spirito: catechesi e preghiera, spunti di spiritualità, fede e ricerca
# Voce del dissenso: voce di una coscienza civica non ottenebrata
Guai se voi affondaste come me a considerare questa cosa orribile, che fa veramente impazzire: che se siete accanto a un altro, e gli guardate gli occhi - come io guardavo un giorno certi occhi - potete figurarvi come un mendico davanti ad una porta in cui non potrà mai entrare: chi vi entra, non sarete mai voi, col vostro mondo dentro, come lo vedete e lo toccate, ma uno ignoto a voi, come quell'altro nel suo mondo impenetrabile vi vede e vi tocca
Luigi Pirandello, Enrico IV (1922)
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