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immagine di base reperita su web – via medias.en.expertissim.com – con modifiche personali e citazione (c)
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Rossella Falk
Roma: 10 novembre 1926 + 5 maggio 2013
Sentito profondamente «il ricordo della grandissima signora del teatro italiano, Rossella Falk» – “Quegli occhi più occhi di così” – pubblicato da Silvia Montanari sul suo suggestivo blog “La Locandiera” .
Un blog, quello di Silvia, dedicato alla Roma… si potrebbe dire “che non c’è più” – se non fosse che a respirarla profondamente la si percepisce, con nostalgia, nelle strade e tra le persone: malgrado spesso facciano di tutto per negligerla, per tradirla, per dimenticarla e dimenticarsi.
Dal blog “La Locandiera”
Non la smarrisce né si smarrisce Silvia, però: che con spirito fine e più raffinato – e un bagaglio di studi e sentire non indifferente, in specie, e non solo, sul Teatro e la sua storia – sa fare da ospite e da guida intellettuale nel difficile, non puntiforme, ‘momento di trapasso’: non è un caso, quel nome, “la locandiera”.
Siamo dunque condotti noi ospiti, dall’ospite e ispiratrice e guida e comes suscitati e accompagnati, nella sapiente, dosata evocazione del passato, tra fatti e atteggiamenti e avventure culturali e di costume, tra una cartolina e una fotografia, un diario di viaggio (di Dickens!) e un biglietto
Dal blog La locandiera
d’invito vergato a mano (di Eleonora Duse!), da una memoria (di Flaubert…) a una battuta al fulmicotone (di Petrolini), da una lettera di Ungaretti a una di Pasolini – e tanto altro – , a una lettera d’amore (…di due sconosciuti) in un’involontaria, così inedita, “macchina del tempo” (il Colosseo): macchina del tempo esso stesso, questo suo blog, fantastico, viaggio alla riscoperta dell’immaginario comune e in esso della storia della nostra cultura.
Ed ecco che dalle sue pagine rivive il Pirandello giovane studente ma già consapevole del ‘crollo’ sociopolitico che avrebbe infisso ne I vecchi e i giovani; la magia e l’allucinazione della [sua] «gioia di esserci», a Roma – ma al contempo la Roma acquasantiera e portacenere, nel non facile rapporto con la
Dal blog La locandiera
Città e l’Italia: di lui, “viaggiatore senza bagaglio” in Europa e nel mondo, che poi a Roma si spense insalutato. Ma, come dai suoi libri, traspira ancora dai libri suoi, del suo studio, che anch’esso ci si schiude nel blog.
Tra le pagine de La locandiera, emozionati viviamo con lui il primo incontro con la grande attrice Marta Abba -anch’ella negletta-; e insieme con lei, con lui, compunti diamo l’ultimo saluto ad un’altra attrice, che di Pirandello fu sensibile, intelligente, profonda –insostituibile– interprete: Rossella Falk.
«Grazie, Rossella».
E… grazie, Silvia.
Et quod sequitur
Maria Amici
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Pirandello dirige Marta Abba e Lamberto Picasso ne La nuova colonia, 1928.
Con un certo rammarico mi rendo conto di una mesta congiuntura: in pochi mesi quest’anno sono mancate ben tre attrici che, con differenti intensità e continuità, hanno legato il loro nome e la loro professionalità all’interpretazione (o anche alla regia) del repertorio drammatico pirandelliano.
Immagini reperite sul web. Il fotomontaggio è mio. I diritti appartengono ai rispettivi proprietari
Ho voluto ricordarle su Nephelai, che proprio a Luigi Pirandello è ultimamente dedicato, con -spero- il dovuto rispetto e talvolta con l’affetto del ricordo e della familiarità.
Regina Bianchi – Immagine reperita su web
A Mariangela Melato è dedicato il primo post, dell’Undici Gennaio 2013 (link).
Il breve, sentitissimo ricordo del Sei Aprile è per Regina Bianchi (link).
Proclemer in Santa Giovanna di Shaw
L’ultimo, invece, risale ad appena qualche giorno fa, il Venticinque Aprile: una memoria il cui esordio riprende la prima esperienza teatrale di Anna Proclemer (ma anche l’“incontro” con G.B. Shaw), sul filo dell’evocazione di Marta Abba e Eleonora Duse (link):
Eleonora Duse. Immagine reperita su web
“Anna, «il cammino è là, poco lontano»…„
L’evidente citazione nel titolo è parsa «suggestiva» – così mi hanno pregiato di notare (cosa posso dire?! grazie…) –
E l’allusione c’era: con l’ultima immagine presentata sul post (link), Proclemer nella Figlia di Jorio, avevo tentato una sorta di ringskomposition, riprendendo un’allocuzione alla dannunziana Mila.
Pirandello alle prove della rappresentazione de La figlia di Jorio dirige Marta Abba. Teatro Argentina, ottobre 1934
Piuttosto, tuttavia, mi piace immaginarle insieme, queste Signore del palcoscenico, per il «cammino» su cui avranno incontrato i loro Autori: o, chissà, i loro Personaggi…
et quod sequitur
Maria Amici
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La presentazione dei Sei personaggi in cerca d’autore (Compagnia dei Giovani, 1964-1965)
Mi chiedevo e chiedo anche qui il significato della risata sferzante con cui la Figliastra lascia il teatro e si chiude (ma non «conclude»?) Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello.
A me sono parse, quelle risate, rivolte un po’ a tutto e a tutti…
L’allestimento dei “Sei personaggi in cerca d’autore” di Georges Pitóeff, in scena il 10 aprile 1923 alla Comédie des Champs-Elysées di Parigi: l’arrivo col montacarichi di servizio dei Personaggi, vestiti di nero e avvolti da una luce verdastra
…nei confronti degli altri Personaggi (le tre reliquie che si presentano infine) e della tragedia sua stessa, della Figlia, e della famiglia (e della Famiglia): in sé e nel «pasticcetto romantico sentimentale» in cui finisce per risolversi (la sua vicenda e l’Essere) nello stesso momento in cui invece esplode;
Sei Personaggi di Pirandello, in Archivio Fotografico Luce – Fondo Teatro, 11.1936 – 12.1936 Compagnia Ruggero Ruggeri, con Ruggeri, Margherita Bagni (al centro), Fanny Marchiò (a sinistra) e aa.
…nei confronti di Capocomico e attori (e il Teatro tutto e gli spettatori), con i loro fallimentari tentativi di rappresentare il Dramma (con le maiuscole perché trascende il dramma-Sei personaggi) e di essere tali, e di essere “Umani” e “Vivi”, di rappresentare e di essere la Realtà… – e nei confronti della Realtà stessa –
Padre e Figliastra: Lamberto Picasso e Marta Abba
…non di meno, però, credo, nei confronti della “sistematizzazione” di Personaggio quale ‘assoluto’ (che tanta critica – peraltro vecchia – ha giustamente colto nelle parole del Padre al Capocomico quando gli chiede «Mi sa dire chi è lei?»): ma su cui Pirandello – che pur pare esprimere la ‘solita’ antinomia «esser forma» immutabile / «aver forma» e caducità – si permette, per bocca della sua alleata riottosa e comunque imprendibile, quella rovinosa risata: la lucidità corrosiva dell’Umorismo, appunto, quella risata acre di ironia e di spettrale amarezza…
Marta Abba interprete della Figliastra nei Sei personaggi in cerca d’Autore, messinscena del Teatro d’Arte diretto da L.Pirandello, 1925. – Immagine reperita su web, i diritti appartengono ai rispettivi proprietari
Perché sì, anche lei, la Figliastra, nella sua fuga compie la sua essenza di Personaggio (e anche il fatto che stiamo a parlarne testimonia che ella, anzi il Personaggio, è immortale e assoluto):
ma… ride: e fugge – perché non può essere elusa né ingannata – , ed è inattingibile…
E secondo me quel palcoscenico – che è la stessa mente creatrice di Pirandello – ‘strappa’ per l’ultima volta il sipario, quella tela ballerina che cade quando non deve, e tutto il resto (Teatro e Vita e Sistema e Uomo) che, visibilissimo ed evidente, non esiste più, invero non è.
E però ride, Pirandello: e ride di tutto e anche di se stesso…
.
.
Se c’è un post provvisorio, è questo: e questo più che gli altri merita la sigla premessa e promessa:
et quod sequitur
Maria Amici
1 Commento | Tag: Figliastra, forma, fuga, luigi pirandello, Marta Abba, personaggio, Pirandello, ridere, risata, Ruggero Ruggeri, Sei personaggi, Sei personaggi in cerca d'autore, teatro, umorismo, vita | Pubblicato in: Galleria di immagini, Letteratura, Letteratura del Novecento, Letteratura italiana, Pirandello, Syndesis disorientata, Teatro, Teatro
Una prima lettura della voce Udienza, da “Alfabeto pirandelliano”, di Leonardo Sciascia.
UDIENZA. – «E’ mia vecchia abitudine dare udienza, ogni domenica mattina, ai personaggi delle mie future novelle… Non so perché, di solito accorre a queste mie udienze la gente più scontenta del mondo… Io ascolto tutti con sopportazione… Sopportazione,
scuola elementare Racalmuto con arredi sciasciani
buona grazia, sì; ma esser gabbato non mi piace. E voglio penetrare in fondo al loro animo con lunga e sottile indagine».
Così, ripreso poi parzialmente da Sciascia, l’esordio della novella “La tragedia di un personaggio” di Luigi Pirandello, pubblicata dapprima (19 ottobre 1911) sul “Corriere della Sera” quindi (nel 1915) ne “La Trappola”, ed. Treves.
(Il testo della novella e un commento si possono leggere anche su questa pagina dell’interessantissimo PirandelloWeb).
La presentazione dei Sei personaggi in cerca d’autore (Compagnia dei Giovani, 1964-1965)
Sarebbe ideale soffermarsi anche su altri aspetti, evocati – come si presentano essi stessi nella mente sulla scena – dai Sei personaggi in cerca d’Autore (1921-1925) – e sugli altri antecedenti dell’opera, tra cui l’omonimo romanzo appena abbozzato, pervenuto in un “foglietto” databile tra il 1910 e il 1912, e i Colloqui coi personaggi del 1915.
Intanto proseguiamo però nella lettura della ‘voce’ del lessico ricostruito da Sciascia (il corsivo sarà mio):
Udienza è la fase dibattimentale di un processo: l’ascoltare, da parte di un giudice, gli imputati, le parti offese, i testimoni, gli avvocati; e ne risulta poi la sentenza. Ma il chiedere udienza, il chiedere ascolto, è anche istanza di giudizio, a chi sta in alto, sui propri bisogni: per vivere, per sopravvivere. Dall’udienza, dall’ascoltare, dal capire – dal sapere ascoltare, dal saper capire – il sentimento popolare aspetta giustizia o misericordia, giustizia e misericordia insieme.
L’allestimento dei “Sei personaggi in cerca d’autore” di Georges Pitóeff, in scena il 10 aprile 1923 alla Comédie des Champs-Elysées di Parigi: l’arrivo col montacarichi di servizio dei Personaggi, vestiti di nero e avvolti da una luce verdastra
Ci sono le udienze dei tribunali e ci sono le udienze della Madonna dell’Udienza, le sentenze giuste dei tribunali e quelle misericordiose della Madonna (particolarmente diffuso in due paesi della provincia di Agrigento, Sambuca e Menfi, il culto della Madonna dell’Udienza: e viene dalla leggenda, dice il Pitrè, «che Maria, ogni anno, dopo la Pasqua, si recava sul Monte Carmelo, ne’ Luoghi Santi per ascoltare i bisogni de’ fedeli»).
Programma teatrale del New Oxford Theatre (Londra) per la rappresentazione dei “Sei personaggi in cerca d’autore”, della Compagnia del Teatro d’Arte di Roma, diretta da Luigi Pirandello: 15,16,17 Giugno 1925
E ci sono le udienze dello scrittore, ogni domenica mattina, «dalle otto alle tredici». Erano, nei paesi, il giorno e le ore delle udienze della cosidetta Conciliazione, in cui il giudice di nomina, non di professione, risolveva le piccole controversie.
Quel giorno e quelle ore Pirandello, forse inavvertitamente balenandogli la parola «conciliazione», e il senso, li adotta per dare udienza ai suoi personaggi: per conciliarli, nell’arte, a se stessi: con giustizia spietata e insieme con grande misericordia.
et quod sequitur
Maria Amici
1925 o 1926: Pirandello chiamato a ricevere gli applausi del pubblico come autore e regista dopo la rappresentazione dei “Sei personaggi in cerca d’autore” da parte della compagnia del Teatro d’Arte, con Lamberto Picasso (il Padre), Marta Abba (la Figliastra) e Gino Cervi (il Figlio): all’Odescalchi di Roma -la prima è il 18 maggio 1925-, oppure al Politeama di Como, dal 30 settembre al 9 ottobre 1925 o dall’11 al 20 maggio 1926 – This photograph is in the public domain in Italy, L.633/1941.
Un sentito ringraziamento a Salvatore Sottile per aver individuato, come me, Marta Abba, e, a differenza di me che non riuscii, Lamberto Picasso.
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“Enrico IV”, uomo e personaggio, maschera e follia: la presentazione di un capolavoro,
nella lettera di Luigi Pirandello a Ruggero Ruggeri del 21 settembre 1921
Pirandello conversa con Ruggeri al teatro Argentina
Caro Amico,
m i a f f r e t t o a rispondere alla Sua lettera del 19, di cui La ringrazio con tutto il cuore. Le dissi a Roma l’ultima volta che pensavo a qualche cosa per Lei. Ho seguitato a pensarci e ho maturato alla fine la commedia, che mi pare tra le mie più originali: Enrico IV, tragedia in tre atti di Luigi Pirandello. Le accennerò in breve di che si tratta:
Antefatto: – Circa venti anni addietro alcuni giovani signori e signore dell’aristocrazia pensarono di fare per loro diletto, in tempo di carnevale, una “cavalcata in costume” in una villa patrizia: ciascuno di quei signori s’era scelto un personaggio storico, re o principe, da figurare, con la sua dama accanto, regina o principessa, sul cavallo bardato secondo i costumi dell’epoca. Uno di questi signori s’era scelto il personaggio di Enrico IV; e per rappresentarlo il meglio possibile s’era dato la pena e il tormento d’uno studio intensissimo, minuzioso e preciso, che lo aveva quasi per circa un mese ossessionato.
Sciaguratamente il giorno della cavalcata mentre sfilava con la sua dama accanto nel magnifico corteo, per un improvviso adombramento del cavallo, cadde, batté la testa e quando si riebbe dalla forte commozione cerebrale restò fissato nel personaggio di Enrico IV. Non ci fu verso di rimuoverlo più da quella fissazione, di fargli lasciare quel costume in cui s’era mascherato: la maschera, con tanta ossessione studiata fino allo scrupolo dei minimi particolari, diventò in lui la persona del grande e tragico imperatore. Sono passati vent’anni. Ora egli vive – Enrico IV – in una sua villa solitaria: tranquillo pazzo. Ha quasi cinquant’anni. Ma il tempo per lui (per la sua maschera, che è la sua stessa persona) non è più passato ai suoi occhi e nel suo sentimento: s’è fissato con lui, il tempo. Egli, già vecchio, è sempre il giovine Enrico IV della cavalcata. Un bel giorno si presenta nella villa a un nipote di lui, il quale seconda la tranquilla pazzia dello zio, cui è affezionatissimo, un medico alienista.
lettera di Ruggero Ruggeri a Pirandello, da Torino, il 7 Agosto 1918
C’è forse un mezzo per guarire quel demente: ridargli con un trucco violento la sensazione della distanza del tempo. La tragedia comincia adesso, e credo che sia d’una veramente insolita profondità filosofica ma viva tutta in una drammaticità piena di non meno insoliti effetti. Non gliel’accenno per non guastarle le impressioni della prima lettura. Data la situazione, avvengono cose veramente imprevedibili, se Ella pensa che colui che tutti credono pazzo, in realtà da anni non è più pazzo ma simula filosoficamente la pazzia per ridersi entro di sé degli altri che lo credono pazzo e perché si piace in quella carnevalesca rappresentazione che dà a sé e agli altri della sua “imperialità” in quella villa addobbata imperialmente come una degna sede di Enrico IV; e se Ella pensa che poi, quando a insaputa di lui, è messo in opera il trucco del medico alienista, egli, finto pazzo, tra spaventosi brividi, crede per un momento d’esser pazzo davvero e sta per scoprire la sua finzione, quando in un momento riesce a riprendersi e si vendica in un modo che – sì, via questo davvero, per lasciarle qualche sorpresa, non glielo dirò.
Senza falsa modestia, l’argomento mi pare degno di Lei e della potenza della Sua arte. Spero che riuscirò a renderlo, perché l’attività della mia fantasia è ora più che mai viva e piena e forte. Ma prima di mettermi al lavoro, vorrei che Ella me ne dicesse qualche cosa, se lo approva e Le piace.
Pirandello e Ruggeri al Teatro Manzoni di Milano, 1922?
Ha visto i Sei personaggi in cerca d’autore? Sapesse che vivo dolore è stato per me non aver potuto dare a Lei, in giro con lo Sly, questa commedia; non perché in fondo sia scontento dell’interpretazione della compagnia Niccodemi, ma perché m’ero figurato Lei e non Gigetto Almirante nella personificazione della parte del “Padre”. Pazienza! Mi saluti tanto tanto, La prego, il nostro caro Virgilio [Talli] che è stato tanto buono d’inviarmi un telegramma di fraterna solidarietà in occasione della tragica morte del mio povero Nino Martoglio. Spero, mio caro Amico, che la Sua amicizia e quella di Virgilio varranno a togliere una certa freddezza che la signora Alda Borelli ha veramente più d’un motivo d’avere verso di me. Gliene dirò qualche cosa la prossima volta. Adesso la lettera è troppo lunga, e Le stringo forte, fraternamente, la mano.
Roma, 21 settembre 1921
Suo aff.mo
Luigi Pirandello
et quod sequitur.
Maria Amici
Ruggero Ruggeri nelle vesti di Enrico IV, prima mondiale, 24 febbraio 1922, al Teatro Manzoni di Milano
Ruggero Ruggeri nelle vesti di Enrico IV, prima mondiale, 24 febbraio 1922, al Teatro Manzoni di Milano
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